Oggi vi voglio parlare del matrimonio degli anni 60, o meglio di un matrimonio svoltosi negli anni 60 e precisamente quello dei miei genitori. Tra i racconti un po’ sbiaditi di mio padre e quelli di mia madre durante la mia adolescenza, emerge la fotografia di un evento dagli interminabili preparativi ma, nella sostanza, di una assoluta semplicità. I preparativi delle nozze dell’epoca erano davvero ridotti all’osso. Tuttavia la sposa, insieme alla mamma e, magari, a diverse sorelle (la famiglia di mia madre era molto numerosa, lei era infatti la prima di sette figli) viveva in maniera molto intensa il periodo dei preparativi del matrimonio, dedicandosi prevalentemente alla biancheria. Il cosiddetto corredo a quei tempi era una cosa molto importante anzi, forse, era l’unica cosa che davvero contava. Si effettuavano ricami sulle lenzuola che dovevano arredare la camera da letto per la prima notte, si aveva premura di lasciarle fuori dalla cassapanca in cui erano stati conservati per diversi anni e, una settimana prima delle nozze, si mettevano in bella mostra per poterlo mostrare a tutti nel suo pieno splendore e soprattutto perché nessuno potesse dire che la sposa non avesse un meraviglioso corredo. A quei tempi la realizzazione del corredo era una vera e propria missione che iniziava fin da quando la sposa non era più che una bambina. Insomma un vero e proprio STATUS SIMBOL per tutte quelle famiglie in cui vi era una figlia femmina. Ora, chi aveva la fortuna di avere in famiglia una persona particolarmente brava con ferri ed uncinetto aveva risolto il problema da un punto di vista economico, provvedendo, da se, ad effettuare tutti i ricami su asciugamani e lenzuola. Chi invece non aveva questa possibilità, era costretto a rivolgersi ai commercianti di biancheria dell’ epoca, sostenendo spese molto elevate che generavano molto spesso debiti per tutta la vita. Insomma, il corredo era la dote. Molto spesso i genitori degli sposi si riunivano in veri e propri SUMMIT in cui si prendeva nota di ogni singolo pezzo del corredo, mettendo in piedi un vero e proprio inventario e diventando, così, un vanto agli occhi di tutti. Mio padre mi racconta che, a quei tempi, ai matrimoni non si invitava troppa gente :i parenti stretti, giusto qualche amico, il padrino di cresima e di battesimo, che magari era già stesso un parente , la vicina di casa che per nessun motivo al mondo avrebbe voluto perdersi quel banchetto di nozze. Per quanto riguarda l’abbigliamento, erano molto simili ai giorni nostri: l’ abito bianco per lei, scuro, molto spesso in doppio petto per lui. Gli invitati solitamente indossavano un abito nuovo, ma non era affatto raro che soprattutto i maschietti indossassero il vestito del loro matrimonio.I colori degli abiti erano solitamente il nero e il blu, ma in paesi di campagna abitati per lo più da contadini, era solito anche vedere qualche abito marrone, con cravatte talmente corte da non arrivare nemmeno all’ ombelico. Mia mamma, invece, mi raccontava che l’ abito della sposa era sempre molto particolare e di ottima manifattura. Quasi sempre veniva cucito a mano dalla sposa o comunque dalla mamma e dalle sorelle. Si era soliti ricamare anche le bomboniere, che, tuttavia,a quei tempi,non erano affatto obbligatorie. Molto spesso, infatti, gli sposi, a fine banchetto, passavano tra i tavoli con il vassoio d’ argento buono e distribuivano i confetti su di un fazzoletto tra i vari commensali. Ovviamente ai miei genitori non potevo non chiedere del servizio fotografico. In effetti, sessanta anni fa non si facevano troppe foto, ma si badava all’ essenziale. A casa della sposa si apriva per l’ occasione il salone, con il pavimento di marmo tirato a lucido tanto da potersi specchiare. Lì si scattavano le prime foto iniziando dalla famiglia diretta, prima i genitori, poi i fratelli, la nonna ed infine i testimoni. Dopo questa breve parentesi fotografica, il papà prendeva la sposa sotto braccio e, varcando la soglia di casa, dava vita ad un vero e proprio corteo che somigliava tanto ad una processione . E proprio come nelle processioni, oltre agli invitati, partecipavano un po’ tutti gli abitanti del paese o di quel particolare quartiere, mentre sui bordi delle strade le persone, al passaggio degli sposi, applaudivano e lanciavano riso per buon auspicio. Alla fine della cerimonia religiosa, dopo la fatidica foto di gruppo sulle scale della chiesa, il corteo si riversava nuovamente per le strade del paese dove ad attenderlo vi erano nastri bianchi da tagliare e bottiglie di spumante da stappare. Infine poi si raggiungeva la famosa SALA, un luogo spartano, con arredamento dell’ epoca, dove si serviva un menù modesto, fatto di pietanze semplici e genuine. Quello che non mancava mai era la musica. Una vera orchestra, infatti, suonava per gli ospiti ogni tipo di melodia, dalla tarantella alla quadriglia, dal valzer all’alligalli. Tutti si stringevano intorno agli sposi in una atmosfera vera, sincera dove l’ unica cosa che veramente contava era far sentire quei due giovani, in quel momento, al centro di tutto.